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Il Mondiale e la nazionale di Putin

Edoardo Sorani

A San Pietroburgo la Russia fa fuori l’Egitto 3-1 e si qualifica matematicamente – con una giornata di anticipo – agli ottavi di finale dei mondiali 2018. Si tratta di un risultato clamoroso, che arriva dopo la lunga serie di insuccessi delle amichevoli che hanno preceduto il torneo, ma che a ben vedere non sorprende più di tanto, per almeno 3 motivi.

Giocare in casa

Giocare in casa è sempre un vantaggio, perché gli stadi colmi di propri tifosi possono davvero rappresentare una carica in più. Se poi consideriamo che in passato le nazionali dei paesi organizzatori hanno ricevuto dei chiari vantaggi a causa di arbitraggi a volte discutibili, altre palesemente inadeguati (vedi il caso Moreno in Italia-Sud Corea nel 2002), si può pensare che le pressioni del pubblico e quelle politiche (Putin non avrebbe il minimo problema a garantire al suo popolo la gioia minima degli ottavi di finale, se non di più), ecco che la Russia può legittimamente comodamente ambire ad andare oltre le potenzialità dei giocatori convocati.

Girone abbordabile

È vero, guardando il Ranking FIFA prima dell’inizio dei mondiali, la Russia si trovava in 70esima posizione, persino peggio dell’anonima Arabia Saudita (67esima), nettamente staccata dall’Egitto di Salah (45esimo) e a distanza siderale dall’Uruguay di Cavani e Suarez (14esimo) favorito del girone A. E allora era sensato sperare che, superati con forza fisica e solidità difensiva gli scricchiolanti ed inesperti sauditi all’esordio, i russi si sarebbero potuti giocare il passaggio del girone al secondo turno con gli egiziani. Con un po’ di fortuna, insomma, il secondo posto era alla loro portata.

Strategia organizzativa infallibile

Gli africani sono partiti male, rassegnati alla sconfitta annunciata contro l’Uruguay, circostanza in cui hanno risparmiato l’uomo più atteso, Salah, nella speranza di recuperarlo in condizioni accettabili proprio nella decisiva partita contro i russi. I calcoli degli egiziani sapevano di stregoneria, ma il tempo scorreva già in favore dei russi, scesi in campo il giorno prima, che hanno avuto manciate di ore in più per riprendere le energie e preparare la sfida decisiva. Non che un giorno in più di riposo avrebbe trasformato gli egiziani, ma guardando il calendario è evidente che tutto quello che era possibile fare in favore della nazionale ospitante è stato fatto, sapendo di poter battere un teoricamente già qualificato Uruguay (che con l’Arabia Saudita non dovrebbe avere problemi) nel terzo turno, raggiungendo così lo storico risultato di 9 punti su 9 nel girone, tanta di quella propaganda che Putin sarà Capo del Governo per i prossimi 20 mondiali.

I gioielli dello Zar

golovin
Aleksandr Golovin

In fondo, però, qualcosa che luccica c’è davvero. Al netto dei test finora non difficilissimi contro Saudi Arabia ed Egitto, la nazionale del ct Stanislav Čerčesov – che ammira Trapattoni – ha mostrato di avere idee chiare, possedere buona forma fisica e persino qualche giocatore in grande spolvero, come ad esempio Denis Čeryšev, esterno mancino di grande dinamismo e buon piede, che ha già segnato 3 gol in 2 partite, e soprattutto Aleksandr Golovin, che si è mosso bene tra le linee di centrocampo e attacco, mostrando buone doti tecniche, imprevedibilità e una sicurezza che è sorprendente per un giocatore di appena 22 anni.

Verosimilmente, la Russia incontrerà agli ottavi una tra Spagna e Portogallo, ma la domanda è: dove può realmente arrivare la nazionale di Putin?

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[Heateor-SC]