Una Squadra Leggendaria e il suo prezzo
- Una Squadra Leggendaria e il suo prezzo - 18 Settembre 2019
Probabilmente tra 40 anni i nostri nipoti sentiranno ancora parlare della mitica Juventus di inizio secolo. I numeri, evidenti a tutti, raccontano quasi un decennio di record: 8 scudetti di fila, 4 coppe Italia, 4 supercoppe italiane, 2 finali di Champions League.
La “Vecchia Signora” è un brand in continua ascesa, l’unica squadra italiana realmente in grado di competere con le big europee, l’unica società in grado di annoverare campioni del calibro di Cristiano Ronaldo, o in grado di strappare dalle grinfie catalane un campione in erba quale Mathias De Ligt.
Vecchia Signora, quanto ci costi?
Ma quanto conta la vittoria quando gli avversari sono inferiori e la battaglia è impari?
La verità è che la Serie A è ormai un campionato già scritto, in cui la vittoria finale della Juventus viene quotata a 1,34 alla prima giornata. Un campionato in cui tutti sanno già chi vincerà, e le uniche sfide in ballo sono il quarto posto per accedere alla Champions, la volata per l’Europa League e la salvezza.
Troppo poco per quello che un tempo era considerato da molti “Il campionato più bello del mondo”, e troppo poco per fra fruttare a dovere i diritti tv. Basti pensare che la Premier League incassa 2,74 miliardi di Euro dalla cessione dei diritti televisivi, di cui 966 milioni da quelli venduti all’estero, mentre la Serie A solo 1,4 miliardi, di cui 371 milioni dall’estero.
Come passa il tempo
Sono passati solo 16 anni dalla finale di Champions tra Milan e Juventus. Era la stagione 2002-2003 e la Serie A dominava tra i campionati europei. Come è stato possibile un declino così eclatante? Sicuramente l’uscita di scena di personaggi facoltosi che mettevano il cuore nella presidenza delle loro squadre quali Berlusconi, Moratti e Sensi è stato uno dei fattori importanti.
Ma ci sono altri dati da analizzare, ad esempio dobbiamo seriamente interrogarci sull’utilità del famoso Financial Fair Play, il tanto famoso Fair Play Finanziario. A che serve? Ma soprattutto a chi serve? In origine la regola era nata per non creare eccessiva disparità tra club sportivi, onde evitare che eventuali sceicchi potessero arrivare a spendere 250 milioni per un solo giocatore. La realtà attuale è che gli sceicchi spendono tranquillamente 250 milioni per un solo giocatore (vedi Mbappè) truccando i conti grazie a sponsorizzazioni milionarie fasulle, e possono farlo in quanto hanno i propri manager all’interno della UEFA stessa, cosa confermata da una inchiesta del New York Times.
Le società più ricche, come ad esempio Barcellona, Real Madrid o anche il Psg, fanno sul mercato quello che vogliono poiché i loro ricavi gli permettono di fare acquisti faraonici, mentre le altre squadre che non hanno tali ricavi o agganci si ritrovano bloccate sul mercato, tagliate fuori dal giro che conta e costrette a puntare sui giovani, i quali appena diventano forti vengono subito acquistati dalle squadre di prima fascia, magari per finire in panchina.
Il sistema più sbilanciato di sempre
In Italia la cosa diventa ancora più grottesca in quanto c’è una sola squadra con uno stadio di proprietà (la Juventus, appunto), cosa che permette ai bianconeri di avere dei ricavi fissi di almeno 50 milioni di euro l’anno superiori a tutte le altre società. La stessa squadra che “trucca” i bilanci con plusvalenze fittizie (ehm ehm Sturaro 16,5 milioni??? Oppure Audero 20 milioni? Per cortesia!), al fine di trovare coperture economiche per l’affaire Ronaldo.
Analizziamo la realtà dei fatti: la Juventus nel 2016 acquista i due giocatori più forti della seconda e della terza classificata (Pijanic dalla Roma e Higuain dal Napoli). Nel 2017 arriva gente del calibro di Douglas Costa e Bernardeschi (solo per citarne alcuni). Il 2018 è l’anno di Ronaldo, mentre il 2019 di De Ligt. Oltre 500 milioni di acquisti in 4 anni. Nessuno in Italia può reggere il confronto. Non è una questione di meriti sportivi, ma solo di soldi!
Ad oggi la Juventus spende 297 milioni di euro l’anno (stimati) per gli ingaggi. Al secondo e terzo posto di questa speciale classifica ci sono l’Inter con 139 milioni e la Roma con 125 milioni, che insieme non riescono nemmeno a raggiungere i bianconeri. Chissà chi lo vincerà il campionato quest’anno…
Alla ricerca di un (vero) equilibrio
Sono fermamente convinto che il sistema vada cambiato al più presto, e che vada cambiato a livello europeo.
Innanzi tutto bisogna eliminare il FFP per dare la possibilità a chi voglia di investire nelle squadre, a patto di non generare debiti societari (prima immetti soldi aumentando il capitale sociale, poi li spendi per acquisti e contratti).
Se poi si vuole inserire una regola per livellare il gap, sono convinto che il Salary Cap come quello dalla NBA sia la scelta migliore. In questo modo nessuna squadra può superare un tetto ingaggi prefissato (e stabilito a livello europeo sulla base degli incassi complessivi delle varie leghe), in maniera che se vuoi dare 30 milioni a Messi o a Cristiano Ronaldo ti rimangono molti meno margini di manovra per il resto della squadra.
Se spendi oltre il tetto sei costretto a pagare una Luxury Tax molto elevata e proporzionale a quanto hai ecceduto, il cui introito viene poi ridistribuito tra le squadre che invece hanno rispettato il cap. Vi è inoltre un tetto minimo tale per cui nessuna squadra può intascarsi i soldi distribuiti dalla lega senza pagare ingaggi alla altezza della serie in cui milita.
Nella NBA americana, grazie a questo sistema, la squadra che spende di più per i contratti (i Miami Heat) spendono 166 milioni di dollari, mentre quella che spende di meno ne spende 93 (i Sacramento Kings), una forbice decisamente molto più stretta rispetto a quelle delle leghe calcistiche europee.
Staremo a vedere se in futuro qualcuno avrà il coraggio di cambiare qualcosa in maniera concreta o se dovremo rassegnarci ad un calcio europeo con 10-12 squadre di livello e poi il vuoto assoluto.
In tal caso ci rimane il Wrestling, almeno in quel caso si sa da prima che è una farsa.